Siccità nel Mediterraneo

siccità nel mediterraneo

In un contesto mondiale sempre più segnato dagli effetti devastanti dei cambiamenti climatici, la Conferenza Nazionale sul Clima tenutasi nel mese di luglio del 2023 “Alluvioni e siccità. Quali strategie per affrontare la crisi climatica” organizzata da Italy for Climate (I4C), rappresenta un importante momento di riflessione e azione: l’obiettivo principale è stato quello di mettere in luce le sfide specifiche che l’Italia deve affrontare a causa delle alluvioni e delle siccità, due fenomeni estremi che si stanno verificando sempre più frequentemente a causa dei cambiamenti climatici. Questi eventi hanno un impatto significativo sull’ambiente, sull’economia, sulla vita delle persone e richiedono un’azione comune che sia tempestiva e mirata.

Perché è così importante parlare di siccità?

Ce lo spiega il nuovo rapporto “Drought in the western Mediterranean – May 2023”, pubblicato dal Copernicus Global Drought Observatory del Joint Research Center della Commissione europea (JRC), che rivela come il Mediterraneo occidentale stia affrontando una grave siccità: nonostante le recenti piogge, la carenza idrica nella regione mediterranea è infatti ancora significativa.

Molte zone del Mediterraneo occidentale hanno registrato scarse precipitazioni per più di un anno dopo un inverno tardivo e una primavera eccezionalmente secca e calda, combinazione che ha causato una grave siccità nella regione, destinata ad aggravarsi con le alte temperature previste per la stagione estiva.

Il rapporto evidenzia dati allarmanti relativi alle conseguenze della crisi climatica, specialmente nella regione iberica ma non solo: fiumi e laghi registrano portate idriche sempre minori a causa dell’assenza di precipitazioni e, a causa della siccità e dei fenomeni atmosferici ad essa collegati come grandine ed alluvioni, la vegetazione e le colture hanno subito danni significativi che risulteranno in raccolti molto ridotti rispetto al dovuto.

Un’estate italiana

In Italia, il rischio legato agli eventi climatici estremi è maggiore rispetto agli altri Paesi del Mediterraneo. Secondo Andrea Barbabella, responsabile scientifico del network Italy for Climate, siamo entrati in una fase di anormalità climatica permanente, con un aumento nella frequenza e intensità di eventi meteo climatici estremi, influenzati dal riscaldamento globale. È bene tenere in considerazione che il nostro Paese è al centro dell’hotspot climatico nel bacino del Mediterraneo, con un aumento di temperatura di circa 3°C rispetto al periodo pre-industriale, superiore alla media mondiale di +1,1°C.

Non possiamo dimenticare, oltretutto, che la penisola italiana è  un territorio particolarmente fragile, con 12 milioni di persone che vivono in aree a rischio di alluvioni. Basti pensare che il 93,9% dei Comuni italiani è considerato a rischio di frane, alluvioni ed erosione costiera e che molti dei luoghi-simbolo delle coste italiane sono a forte rischio idrogeologico, ed in molti casi stanno già subendo danni importanti.

Non solo crisi climatica

Storicamente, l’Italia è sempre stata privilegiata per quanto riguarda la disponibilità di acqua: siamo il terzo Paese in Europa per risorse idriche, dopo Francia e Svezia, con circa 130 miliardi di metri cubi disponibili ogni anno; tuttavia, siamo anche il primo Paese europeo per prelievo di acqua, con quasi 40 miliardi di metri cubi all’anno destinati per il 41% all’agricoltura, il 24% ad usi civili, il 20% all’industria ed il 15% alla produzione di energia elettrica, nonostante l’idroelettrico abbia risentito fortemente dell’assenza di acqua. Oltre agli eventi estremi, l’Italia si trova insomma ad affrontare una questione di accessibilità idrica preoccupante: la disponibilità di acqua è diminuita del 20% negli ultimi decenni, principalmente a causa del riscaldamento globale che, se dovesse procedere ai ritmi attuali, potrebbe portare ad una riduzione del 40% della disponibilità di acqua, con punte del 90% in alcune zone del meridione.

È bene tenere a mente, però, che alcuni aspetti della situazione attuale non sono solo conseguenza dei cambiamenti climatici, ma anche di una cattiva gestione delle risorse: ad esempio, l’alto livello di perdite nella rete idrica nazionale, superiore al 40%, e la scarsa attenzione alla riduzione degli sprechi hanno contribuito a far sì che ogni italiano consumi in media 220 litri di acqua, il doppio rispetto a un cittadino europeo medio.

Cosa si può fare

La gestione sostenibile del suolo volta alla raccolta delle risorse idriche e al deflusso delle acque piovane, svolge un ruolo cruciale nel processo di risposta ad un evento tanto preoccupante e diffuso, diventando l’unica possibile prospettiva di rendimento agricolo in periodo di siccità. Anche in vista dell’aumento delle temperature, risulta essenziale una strategia integrata di pianificazione e monitoraggio efficace per l’adattamento e il futuro miglioramento delle condizioni climatiche della regione mediterranea.

Per questo è importante promuovere il dialogo tra le diverse parti interessate, incoraggiando una collaborazione intersettoriale congiunta per sviluppare soluzioni innovative, basata su di una strategia comune di adattamento ai cambiamenti climatici, gestione sostenibile delle risorse idriche, riduzione delle emissioni di gas serra e promozione di energie rinnovabili.

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